Fondato a Racalmuto nel 1980

Che meraviglia i fuochi d’artificio! Ma in questo San Silvestro sono fuori luogo

Spariamoli a Pandemia terminata

Giuseppe Piscopo

Da bambino rimanevo incantato dai giochi pirotecnici. I nostri anziani lo chiamavano “casteddru focu” e per noi bambini era un misto di paura e felicità. Si tremava al botto del petardo, ci tenevamo per mano quando partiva a maschiata finale, rimanevamo con il naso al cielo quando in aria partivano quei razzi che poi esplodevano in migliaia di gocce luminose. Che odore quella polvere da sparo. Aspettavamo le feste paesane per le bancarelle dei giocattoli e per u casteddru di focu. Nel mio paese eravamo incantati dalle magie di Picone, un omone tutto tondo che veniva da San Cataldo e ci incantava con i suoi disegni in cielo e le suo ruote che illuminavano la facciata della Biblioteca e della posta centrale. Più durava u casteddru focu e più era importante la festa.

San Giuseppe batteva San Calogero. La Madonna Assunta batteva la Madonna delle Grazie. Poi venne la moda di sparare polvere colorata a san Silvestro e nelle feste private. La gente si improvvisò Picone con lanci di petardi da giardini e balconi. Capodanno, matrimoni, comunioni, lauree, feste di una certa importanza: se a fine serata non illumini il cielo quasi quasi non hai fatto una festa con i…botti.

Anche io sono stato uno della Picone Dinasty. Ho illuminato per tanti anni a mie spese il cielo di Punta Grande nella notte di Ferragosto facendo vedere i bagliori da Punta bianca alla Scala dei turchi. Spesso ho festeggiato vittorie calcistiche ed animato feste e cene con colleghi ed amici portando le batterie di fuochi. A volte prendendo dei rischi…

I fuochi rappresentano per me il voler gridare al cielo il proprio animo che vuole esultare per qualcosa. Ancora oggi quando posso vado ai Templi per vedere i botti di San Calò, in spiaggia per quelli della Madonna del Carmelo di Porto Empedocle, a San Francesco o alla Luna a Favara per quelli delle feste del paese. E come un bambino, quando guido, mi fermo ed osservo in aria se vedo partire i giochi d’artificio sparati da case di campagne.

Questa notte di San Silvestro. La notte dei botti che mandano a casa l’anno vecchio e accolgono quello nuovo. Ma è un San Silvestro particolare, strano, amaro, triste. Siamo nel pieno di una pandemia che ci tiene isolati, distanti. Abbiamo pianto migliaia e migliaia di morti in tutte le parti d’Italia e del Mondo. Trovo inopportuno questa notte salutare il passaggio dell’anno con botti e giochi pirotecnici.

A mezzanotte farò il rituale brindisi senza sparare manco una miccetta dal balcone. Non mi sembra corretto festeggiare e gridare al cielo qualcosa mentre in tante famiglie questo maledetto virus ha portato morte, malattie e perdite di lavoro. Io ringrazio Dio che queste ondate di contagi mi hanno solo fatto rimanere isolato a casa. Ma con i miei cari. Sani e salvi. Questo virus mi ha fatto festeggiare in maniera intima anche il momento emozionante della laurea di mia figlia. Senza botti e fuochi… ma è stata festa lo stesso. Ed allora accogliamo il 2021 sperando nella fine della pandemia. Ad emergenza conclusa sarò il primo Picone a lanciare razzi luminosi in cielo. Buon ultimo dell’anno a tutti.

Condividi articolo:

spot_img

Block title

Il “guardiano” della Madonna del Monte

Quando Michele Agrò parlava di Racalmuto la sua espressività era coinvolgente. Manteneva viva ad Hamilton la tradizione della festa della Madonna 

La “campana della vittoria”, un simbolo di speranza per un futuro senza sofferenza

Se ne parla nello Speciale Medicina di Simona Carisi in onda su Teleacras

“Qualsiasi cosa accada, tu scrivi”

A Racalmuto la presentazione del libro di Federica Falzone 

Storie di dei e tiranni

Parco Valle dei Templi, alla scoperta dell'area archeologica della Rupe Atenea