A forza di essere vento
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
E fui contento perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
E stetti zitto perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali
E mi sentii sollevato perché mi davano fastidio.
Poi vennero a prendere i comunisti
E io non dissi niente perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere anche me
E non c’era nessuno a protestare.
Martin Niemoller
27 Gennaio 1945
Liberazione del campo di sterminio di Auschwitz da parte delle truppe russe.
27 Gennaio 2013
Giornata della memoria. Istituita in Italia con la legge n° 211 del 20 Luglio 2000
La memoria di quel che “ è stato “ si recupera attraverso il racconto dei testimoni e degli eredi dei testimoni.
E gli eredi dei sopravvissuti siamo tutti noi.
A tutti noi è demandato il compito di continuare a raccontare.
La parola shoah significa “catastrofe, disastro” ed è il termine con cui viene indicato lo sterminio degli ebrei operato dai nazisti.
Porrajmos nella lingua dei Rom significa “divoramento” e indica la persecuzione e lo sterminio del popolo Zingaro operato dai nazisti.
“…come gli ebrei gli zingari furono perseguitati, imprigionati, sterilizzati, seviziati, utilizzati per esperimenti medici, gasati nelle camere a gas dei campi di sterminio perché zingari e , secondo l’ideologia nazista, “ razza inferiore”, indegna di esistere”. (Tratto da “Zigeuner”: lo sterminio dimenticato di Giovanna Bousier)
Il 15 maggio 1944 i 20.946 zingari regolarmente registrati ad Auschwitz si resero protagonisti di una rivolta raccontata da Alessandro Cecchi Paone e Flavio Pagano ne: “La rivolta degli zingari” ed. Mursia :
“ …la sera del 15 maggio 1944 un prigioniero che lavorava nell’ufficio del comandante e che si chiamava Tadeusz Joachimowski era venuto a sapere che i tedeschi avevano l’intenzione di “ liquidare” il settore zingari. E li aveva informati.La prima reazione era stata di panico, ma era durata ben poco. Poi tutti avevano cominciato ad affilare le armi, a raccogliere pietre, a rubare utensili adatti allo scopo. Il tempo dei ragazzi di pietra era finito. Era arrivato il tempo di combattere. Il 16 maggio 1944 , prima dell’alba, nel “Campo degli zingari” di Auschwitz venne dichiarato il coprifuoco. Ma le SS stavano per trovarsi dinanzi a qualcosa di totalmente imprevisto: gli zingari li aspettavano. Si erano armati come contadini medioevali, con pietre, arnesi da lavoro, spuntoni di legno, ferri da calza, cucchiai affilati fino a diventare taglienti come coltelli. E intendevano battersi”.
Era arrivato il tempo di scegliere. Era arrivato il tempo di combattere. I soldati delle SS schiumosi dalla rabbia furono costretti a interrompere la “soluzione finale”. Il tentativo di liquidare il campo degli zingari era fallito miseramente. Naturalmente la vendetta non tardò ad arrivare e il 2 Agosto 1944 il campo degli zingari venne liquidato e 2897 zingari, tanti ne erano rimasti dopo la feroce repressione e gli spostamenti seguiti alla rivolta, vennero eliminati nelle camere a gas.
Una leggenda del popolo zingaro insegna che la vita ci offre tre possibilità di fronte al pericolo: fuggire, combattere o non fare nulla. E non una possibilità è migliore delle altre. La cosa importante è essere capaci di sapere scegliere quella giusta perché alcune volte bisogna fuggire, altre volte è necessario stare fermi e altre volte arriva il tempo di combattere.
L’uomo e la donna saggi sanno quale scelta operare. E la saggezza si acquista con l’ascolto e l’attenzione e l’umiltà, non certo con l’ignoranza presuntuosa, la violenza e il mero esercizio del potere.
Il 27 Gennaio 1945 l’Armata Rossa entrava nel campo di concentramento di Auschwitz. Del Terzo Raich, della sua potenza, dei suoi uomini e delle sue donne, delle sue leggi, della sua ferocia rimanevano solo macerie e morti.
Scrive il poeta zingaro Olimpio Cari detto Mauso:
…La mia terra è distrutta
E il mio carro si è fermato
Ma cammino ancora per essere libero
Come il vento che scuote il bosco
Come l’acqua che scorre verso il mare
Come la musica di un violino zigano.
Ricordiamoci che “ questo è stato” ogni volta che incontriamo uno zingaro, ogni volta che non proviamo vergogna a definirlo subito: ladro, sporco, fannullone, delinquente.
Spesse volte, impropriamente, ci chiediamo perché continuare a ricordare.
Ricordare diventa necessario di fronte ai piani di pulizia etnica, ai fanatismi religiosi, alle sfrenate ambizioni di potere e di oppressione che ancora oggi dilaniano la nostra Terra.
Il ricordo è conoscenza e la conoscenza è necessaria per renderci sempre vigili, consapevoli, attenti.
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